Esiti della COP 30
Il 22 novembre 2025 è terminata la trentesima Conferenza delle Parti (COP 30) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), che quest’anno ha avuto luogo a Belém, nel cuore dell’Amazzonia, a dieci anni dall’Accordo di Parigi.
La COP30 ha rappresentato un passaggio politico importante, pur senza compiere quei progressi che la scienza e l’urgenza climatica rendono ormai imprescindibili. Si è trattato di una COP orientata all’implementazione, successiva alla definizione completa delle regole dell’Accordo di Parigi e alla conclusione del primo Global Stocktake. Il contesto internazionale ha influito fortemente sull’esito dei negoziati: la prosecuzione delle crisi geopolitiche, la mancanza di una guida chiara da parte del G7 e del G20 e l’assenza degli Stati Uniti dall’Accordo hanno reso più complesso raggiungere soluzioni ambiziose.
Nel corso dei lavori è emersa con chiarezza la necessità di colmare il divario tra impegni e attuazione. Il rapporto di sintesi sugli NDC ha ricordato che gli impegni attuali non sono sufficienti e che occorre rafforzare l’ambizione per mantenere aperto l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C. Allo stesso tempo, è rimasta irrisolta l’incertezza sulla “Roadmap” per la transizione dai combustibili fossili, e numerosi Paesi vulnerabili hanno ribadito la necessità di aumentare significativamente la finanza per l’adattamento.
La Global Mutirão Decision
L’adozione della Global Mutirão Decision è stato l’elemento politico centrale della COP30. La decisione richiama l’idea di uno sforzo collettivo globale — “mutirão”, termine che evoca il lavoro comunitario — per rilanciare lo spirito dell’Accordo di Parigi nel suo decimo anniversario.
La Decisione riafferma l’importanza della scienza, dell’obiettivo di 1,5 °C e della necessità di accelerare il passaggio dalla fase negoziale all’attuazione concreta. Viene sottolineata l’urgenza di ridurre rapidamente le emissioni e di rafforzare il sostegno alla transizione, attraverso maggiori risorse finanziarie, capacità tecniche e tecnologie, in particolare per i Paesi in via di sviluppo.
Due nuove iniziative mirano a sostenere l’attuazione degli impegni nazionali: il Global Implementation Accelerator, pensato per facilitare la cooperazione pratica tra Paesi, e la Belém Mission to 1.5°C, coordinata dalle presidenze della Troika per promuovere maggiore ambizione e accelerare l’implementazione delle politiche climatiche.
Sul fronte della finanza climatica, la COP ha confermato l’impegno a raddoppiare entro il 2025 i fondi per l’adattamento e ha invitato la comunità internazionale a triplicarli entro il 2035. È stato inoltre istituito un nuovo programma di lavoro dedicato all’articolo 9.1 dell’Accordo di Parigi, relativo agli obblighi dei Paesi sviluppati in materia di supporto finanziario, affiancato da una tavola rotonda ministeriale che ne accompagnerà l’attuazione.
Un elemento politicamente significativo è stato l’inserimento del tema delle misure commerciali unilaterali, come il CBAM europeo. La COP ha stabilito che queste questioni saranno affrontate in dialoghi dedicati con l’Organizzazione Mondiale del Commercio tra il 2026 e il 2027.
Mitigazione
Il Programma di lavoro di Sharm el-Sheikh sulla mitigazione prosegue, con alcune modifiche per rendere i dialoghi più inclusivi e geograficamente equilibrati. È stata rafforzata la funzione di collegamento tra Paesi e potenziali strumenti finanziari e tecnologici, pur mantenendo la completa volontarietà delle attività. Il futuro del Programma sarà rivalutato nel 2026.
La COP ha inoltre preso atto del rapporto del Forum sugli impatti delle misure di risposta, invitando i Paesi a considerare gli effetti delle politiche di mitigazione sulle economie più vulnerabili. Restano confermate le attività del workplan fino al 2030 e i Global Dialogues continueranno fino al 2029.
Global Stocktake
Il Global Stocktake rappresenta il ciclo quinquennale dell’ambizione dell’Accordo di Parigi. Il primo esercizio, concluso nel 2023, ha chiarito l’insufficienza collettiva degli attuali impegni e il divario tra gli NDC e le politiche effettivamente attuate, aprendo un dibattito sul futuro dei combustibili fossili. Alla COP 29 non è stata adottata nessuna decisione sul come implementare i risultati del Global Stocktake (GST):
A Belem è stata adottata la decisione sulle modalità del dialogo degli Emirati Arabi Uniti, istituito per accompagnare l’attuazione degli esiti del Global Stocktake. Il dialogo si svolgerà nel 2026 e nel 2027, affiancando i lavori degli organi sussidiari e producendo rapporti tecnici che confluiranno nel secondo ciclo del GST.
Programma di lavoro sulla transizione giusta
Dopo un anno di stallo, è stata adottata una decisione sul Programma di lavoro per la transizione giusta, che riconosce l’importanza di coinvolgere attivamente le comunità maggiormente colpite dalla transizione energetica. Il punto più rilevante è la creazione del Just Transition Mechanism, richiesto dai Paesi del G77, che promuoverà collaborazione internazionale, assistenza tecnica e condivisione di conoscenze. Una proposta dettagliata sarà valutata nel 2026.
Adattamento
La discussione sull’Obiettivo globale sull’adattamento (GGA) è stata tra le più controverse. Gli indicatori selezionati dalla presidenza sono apparsi troppo limitati rispetto alle proposte iniziali, con il rischio di ridurre la portata del quadro complessivo. La decisione è stata comunque adottata, accompagnata dall’impegno a proseguire il lavoro nel 2026 per migliorarne significativamente i contenuti.
Finanza e fondi multilaterali
Le guidance rivolte ai principali fondi del meccanismo finanziario — tra cui GCF, GEF, Adaptation Fund e Loss and Damage Fund — non hanno presentato criticità sostanziali, anche se alcuni gruppi negoziali hanno espresso riserve che potrebbero influire sui lavori futuri. Per l’Adaptation Fund, le questioni relative alla transizione completa all’Accordo di Parigi e alla composizione del Board sono state rinviate alla sessione del 2026.
La COP30 ha segnato un passaggio fondamentale nell’evoluzione del lavoro dedicato all’articolo 2.1(c). Con la conclusione dello Sharm el-Sheikh Dialogue, è stato avviato un nuovo percorso più strutturato e orientato all’implementazione.
Questi strumenti, più stabili e annuali, favoriranno il confronto operativo sull’allineamento dei flussi finanziari agli obiettivi climatici e sulla loro complementarità con gli obblighi previsti dall’articolo 9.1 dell’Accordo di Parigi (obbligo del supporto finanziario da parte dei Paesi sviluppati a quelli invia di sviluppo). I risultati confluiranno nei futuri cicli negoziali e nel nuovo obiettivo globale di finanza climatica.
Articolo 6: mercato del carbonio
Sul versante dell’articolo 6.2, la COP ha preso nota delle prime esperienze di rendicontazione dei Paesi che partecipano agli approcci cooperativi e ha richiesto chiarimenti al Segretariato per risolvere le incongruenze riscontrate. È stato inoltre chiesto di accelerare l’istituzione del registro internazionale.
Per l’articolo 6.4, che introduce il nuovo meccanismo di mercato, sono stati adottati gli standard e la prima metodologia operativa. È stato autorizzato il trasferimento di fondi dal CDM per sostenere l’avvio del Supervisory Body, con la previsione di una sua revisione nel 2028. Contestualmente è stata formalizzata la chiusura definitiva del CDM.
Cosa è mancato
Nonostante i progressi politici ottenuti, la COP30 non è riuscita a integrare pienamente alcuni elementi considerati cruciali: un riferimento chiaro alla transizione energetica prevista dal Global Stocktake, l’inclusione della Roadmap sull’uscita dai combustibili fossili, un segnale forte sull’ambizione degli NDC in linea con la traiettoria di 1,5 °C e il richiamo al rapporto di sintesi dei BTR nella Mutirão Decision.
Prossimi passi
Nei mesi che seguiranno, sarà fondamentale contribuire all’attuazione del Global Implementation Accelerator e della Belém Mission to 1.5°C, valutare il ruolo delle iniziative parallele relative alla transizione dai combustibili fossili e riflettere sul futuro del Programma di mitigazione, anche alla luce dei nuovi spazi di confronto internazionale che potrebbero emergere.
